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MURANO

Il soffio del Drago

experience

LA STORIA

 

Una favola per la famiglia da leggere tutta d'un fiato, dove l'amore, l'amicizia, la tenacia e l'immancabile lieto fine vi terranno compagnia prima di vivere l'esperienza LIVE

IL TOUR

 

Vivi la favola in prima persona attraverso una forma di teatro itinerante.

Partenza da H-FARM Campus Marina con destinazione le isole della Laguna Nord.

Disponibilità: 40 persone

DURATA: 4 h.

Murano

Il soffio del Drago

 

Prologo


Correvano gli anni cupi a cavallo dell'anno 1000, quando i fuggitivi dalla vicina Altino, assediata dai barbari, transitavano per Murano diretti verso la nascente Venezia.
Il costante ed incessante flusso di viandanti, commercianti o semplici disperati permetteva l'incontro e spesso un acceso confronto tra usi, tradizioni e culture, caratterizzando quel periodo come tra i più turbolenti della Laguna.
L'economia dell'isola si divideva tra il lecito e l'illecito, tra il semplice commercio di seta e il traffico di reliquie, tra semplici pescatori e scaltri commercianti di animali trovati chissà dove.
Non era raro imbattersi in vascelli nelle cui stive erano richiuse tigri ed elefanti, lupi e orsi, o piante dal nettare mortale. Un giorno però, un carico destò particolare preoccupazione, il suo approdo da lì a qualche giorno avrebbe cambiato il destino della Laguna.


 


 

Murano, Il soffio del Drago


 

Era il 7 novembre, la Laguna era solcata in lungo e in largo da ogni genere di imbarcazione, in un continuo incrociarsi di chi partiva e chi arrivava. A squarciare la foschia autunnale, irruppe la possente prua di un vascello battente bandiera ottomana, esattamente quel vascello che chiunque lungo le coste dell'Adriatico aveva temuto potesse gettare le cime seppur per un temporaneo ormeggio. Molti avrebbero tirato un sospiro di sollievo se avessero saputo che la meta del suo carico era l'isola di Murano, un viaggio che per la particolarità di ciò che trasportava non prevedeva soste.


 

Nel cuore di Murano a pochi passi dalla umile chiesa che al tempo era dedicata solo alla Santissima Maria, in una porzione di casa a due piani nella tipica architettura locale, viveva una giovane ragazza con la sua famiglia. Il suo nome era Luna, la più grande di due bisbetici fratellini, orgoglio di suo padre, Icaro, mastro d’ascia ed Isabella, sua madre, devota moglie. Luna era cresciuta nell’ammirazione del padre, tra i riccioli del legno levigato in lunghe assi sapientemente intrecciate, in un insieme profumato, che agli occhi della ragazza solo per magia poteva galleggiare. Ogni mattina preferiva seguire suo padre, piuttosto che stare a casa insieme ai fratellini, già bel grattacapo per mamma Isabella. Lo squero con il suo scivolo verso l’acqua limpida della laguna era la sua scuola: lì ammirava suo padre lavorare fino tarda notte alla sola luce di una lanterna, lì assisteva ad aspre negoziazioni per l’acquisto del giusto legname, ma soprattutto, nelle ore di ricreazione, seduta sulle vecchie barche capovolte, fantasticava guardando l’allegro ondeggiare della laguna mossa dal passaggio di quei pesantissimi vascelli che inspiegabilmente si contrapponevano alla leggerezza dell’acqua che le scivolava tra le mani.

Quel tardo pomeriggio Luna era intenta a levigare un remo. Il suo lavoro lo faceva volentieri e con responsabilità, visto che sapeva quanto potesse far male una scheggia conficcata nel palmo della mano se qualcosa la distraeva. Appunto, un ago di legno le si conficcò giusto alla base del pollice, il dolore concentrò lo sguardo di Luna in quel puntino rosso che si stava gonfiando, per essere subito magneticamente attratto da ciò che l'aveva distratta: all’orizzonte, nel canale che separava l’isola di Sant’Erasmo e l’isola delle Vignole, la porta d’ingresso in laguna per chi proveniva dal mare, il tetro scafo in legno scuro di un vascello a vele parzialmente ammainate stava minacciosamente facendo rotta per l’approdo a Murano.

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