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MALAMOCCO

Il Porto Sommerso

experience

LA STORIA

 

Una favola per la famiglia da leggere tutta d'un fiato, dove l'amore, l'amicizia, la tenacia e l'immancabile lieto fine vi terranno compagnia prima di vivere l'esperienza LIVE

IL TOUR

 

Vivi la favola in prima persona attraverso una forma di teatro itinerante.

Partenza da H-FARM Campus Marina con destinazione le isole della Laguna Nord.

Disponibilità: 40 persone

DURATA: 4 h.

Malamocco

Il Porto Sommerso

 

 

Prologo

 

Da sempre chi va in mare per pescare sa bene che proprio in quelle zone dove il pescato è più abbondante qualcosa di misterioso trattiene a volte le reti sino a romperle. Giacomo Bottasso e suo fratello Piero lo sapevano e proprio per questo, con un misto di eccitazione e terrore quella notte al largo di Malamocco, stavano issando a bordo del loro peschereccio le più pesanti e colme reti di sempre. Non potevano credere ai loro occhi, il verricello che li aiutava nel raccogliere la rete strideva dalla fatica e la prua dell’imbarcazione aveva completamente perso la rotta in balia dello strascico che spingeva nella direzione opposta. Perso completamente l’orientamento, ma con ormai le reti colme di pesce issate a bordo, l’urto acuto sentito sotto lo scafo del peschereccio allarmò nuovamente Giacomo e Piero. Sembrava proprio il propagarsi delle vibrazioni di una campana, quando il leggero abbrivio e le luci dello specchio di poppa del peschereccio rivelarono qualcosa di incredibile: a pelo sull’acqua si poteva ben distinguere una vecchia cuspide con una campana. Senza esitare Giacomo si tuffò subito nelle acque scure del mare, ansioso di capire meglio cosa ci fosse lì sotto. Indossata una maschera da sub non poteva credere ai suoi occhi, quello che stava vedendo grazie ai primi tenui raggi dell'alba erano sicuramente i resti di una città. L'emozione si trasformò istantaneamente in spavento alla vista di un inquietante ombra che si aggirava veloce attorno a lui. Non sapendo cosa potesse mai essere, ma intuite le dimensioni tali da ipotizzare anche uno squalo, decise quindi di risalire a bordo, determinato a tornare tra quelle rovine il prima possibile. Il racconto che Giacomo aveva sentito raccontare fino da bambino si era materializzato come d’incanto. 

 

 

Malamocco - Il Porto Sommerso

 

 

Verso il primo secolo a.C., le terre dell'alto Adriatico assistevano allo splendore di Aquileia e Altino, i due più importanti avamposti dell'Impero Romano nella zona. A quel tempo i traffici via mare stavano portando ricchezza e prosperità al punto da vedere i piccoli villaggi di pescatori diventare porti. Proprio uno di questi, situato su un lembo di terra a cavallo tra le paludi e il mar Adriatico era il Porto di Metamauco.

Tra le vie e viuzze che correvano lungo tutto il paese serpeggiava l'armonia e le ore scandivano spensierate la vita dei suoi abitanti.

L'orfanella di nome Cloe viveva felice in una piccola torre a picco sul mare, sorridendo alla vita nonostante questa le avesse portato qualche disavventura, tra tutte quella di non aver conosciuto i propri genitori.

Cloe era conosciuta da tutti per la sua solarità e la gioia che trasmetteva con il suo canto che allietava le giornate degli abitanti di Metamauco. Il suo entusiasmo contagioso donava le energie per lavorare a tutto vantaggio della ricchezza del piccolo porto che cresceva sempre più, non nelle dimensioni, ma nell'importanza economica dell'area del nord Adriatico.

La crescita senza controllo di Matamauco era fonte di grossa preoccupazione per la classe romana che vedeva compromessi i già consolidati rapporti con il porto di Ravenna, fino ad allora ultimo importante snodo dell'alto Adriatico. Ravenna prima e Roma poi non potevano quindi vedere i propri traffici scalzati da un piccolo porticciolo a ridosso di una laguna disabitata. Urgeva quindi prendere un provvedimento drastico che imbavagliasse Metamauco e la sua ascesa.

Gli emissari dell'imperatore, inviati in ispezione, non ci misero molto a capire come il sistema del piccolo porto fosse basato sui sani valori della convivenza, del rispetto reciproco e della fratellanza, impersonificati da una paffuta bambina che dava gioia ed allegria suonando a festa una campana dalla torre dove viveva.

Cloe era in pericolo!

Il senatore Gregorio fu investito del compito di risolvere la questione Metamauco. Così, informato della forte influenza che un'orfanella esercitava sulla comunità, decise di recarsi al Circeo dove la scuola della famosa maga avrebbe potuto essergli d'aiuto. Un sortilegio avrebbe tolto a Cloe la sua preziosa voce che tanto bene faceva a Metamauco. Perché l'oscura magia si compisse era necessario il rintocco della campana della torre che avrebbe fatto cadere in un sonno profondo la piccola Cloe, per farla risvegliare poi, con un nuovo rintocco, privata della bella voce. Questo sarebbe bastato per mettere un freno all'espansione del porticciolo. Così accadde e la piccola Cloe suonando la campana, pronta come di consueto a dare il buongiorno agli abitanti del porto, cadde vittima del sortilegio.

Tuttavia, queste macchinazioni e sotterfugi non piacquero agli Dei che decisero di mandare una punizione agli uomini. Uno spaventoso maremoto si abbatté sull'alto Adriatico di fatto sommergendo il porto di Metamauco. Per fortuna tutti gli abitanti si salvarono rifugiandosi nell'entroterra di Malamocco che vedeva ormai le sue mura bagnate dal mare. Alla conta erano tutti presenti, tranne una: la piccola Cloe era ancora avvolta nel sonno, in attesa di un nuovo rintocco della campana che la svegliasse.

Gli Dei non potevano però assistere al sacrificio di un'innocente, quindi decisero di donare a Cloe le sembianze di una splendida sirena. Solo così, nonostante il sonno e l'inondamento del porto, la piccola si sarebbe salvata.

 

Giacomo e Piero tornarono ripetutamente i giorni seguenti alla ricerca di quel fondale tanto strano, ma l'alzarsi dell'alta marea aveva reso tutto più difficile. La straordinaria bassa marea che evidentemente aveva permesso l’eccezionale ritrovamento, non si sarebbe più ripetuta per i successivi 350 anni e quella che sembrava essere la leggendaria Matamauco sarebbe risprofondata di nuovo negli abissi dell'Adriatico.

Era inizio Luglio e come ogni anno tutti gli abitanti di Malamocco si ritrovavano a festeggiare la festa della Madonna della Marina. Piero, indomabile festaiolo, era già nel pieno dei festeggiamenti, Giacomo invece non riusciva a non pensare all’avventura d’aver riscoperto quel porto leggendario.

Di comune accordo i due fratelli decisero di non diffondere la notizia che sarebbe rimasta un segreto. Per Piero non sarebbe stato difficile vista la sua spensieratezza, per Giacomo invece non sarebbe stato tanto facile, vista la sua determinazione a fare qualsiasi cosa per vivere ancora quell’avventura.

Nel pieno della festa paesana Giacomo, pensieroso passeggiava in solitudine in riva al mare dove la luna si specchiava più bella e vanitosa del solito.

Non c'era stratagemma a cui non avesse ancora pensato: rotte incrociate, reti con pesi che avrebbero dragato il fondo marino in cerca di appigli, perfino imbracature con riserve di aria per una fantascientifica ispezione del fondale. Il desiderio era così forte, la voglia di ritrovare Metamauco così tanta che la sua richiesta d'aiuto non rimase inascoltata.

 

Per fortuna l'essere trasformata in sirena le aveva permesso di dormire pacificamente fino al rintocco accidentale della campana, anche se di fatto Cloe si trovava sott'acqua. Non si era accorta di nulla nonostante fossero passati quasi 2.000 anni da quando si era d'improvviso addormentata. Non sapeva ancora cosa fosse successo e come mai avesse quella bellissima pinna, sapeva in cuor suo però che doveva ritrovare quel ragazzo con la maschera che aveva visto immergersi curioso per Metamauco, lui le avrebbe dato le spiegazioni di cui aveva bisogno.

Con un po’ di circospezione, con solo gli occhi in emersione a pelo sull’acqua per non essere vista, Cloe continuava a scrutare stupefatta la vita del paese che aveva davanti. Era evidente, il trascorrere del tempo durante il suo lungo sonno aveva portato grandi mutamenti: vascelli giganteschi in ferro, alte e potenti candele lungo la costa, edifici dalle pareti sgargianti e levigatissime, senza parlare poi di quegli strani carretti rumorosi inspiegabilmente non trainati da cavalli.

Passeggiando nel lungomare di Malamocco, rimuginando i suoi pensieri, Giacomo fu attratto da qualcosa in mare che chiaramente voleva attrarre la sua attenzione visto che si stava spostando nella sua stessa direzione. Salito sopra i grandi massi che incastonati l’uno sull’altro avevano creato una barriera contro l’erosione della costa, saltellando da uno all’altro si addentrò sempre più in mare grazie a quel pontile sconnesso. Arrivato all’estremità ultima, quasi a rischio di finire in acqua, quel qualcosa si stava avvicinando nuotando sinuoso verso di lui. Era una ragazzina dai lunghi capelli biondi e dai grandi occhi verdi, la bontà del suo bellissimo sorriso portò Giacomo a porgerle amichevolmente la mano pensando fosse bisognosa d’aiuto visto l’inusualità nel fare un bagnetto a quell’ora di notte. Cloe spostandosi sul dorso mostrò fiera la sua bellissima pinna a Giacomo, il quale istantaneamente non ebbe più bisogno di spiegazioni. Per nulla impaurito offrì nuovamente la sua mano a Cloe che l’afferrò e con un colpo di pinna si diede lo slancio per sedersi comoda di fianco a lui.

L’intesa tra i due fù immediata, come se fossero amici da lungo tempo nonostante invece fosse solo il loro secondo incontro, dopo il primo fugace, in quella magica notte quando Giacomo e Piero sciolsero il sortilegio e liberato Cloe dal lungo sonno.

Cloe fù incredibilmente sorpresa da come Giacomo conoscesse già gran parte della storia sua e del suo paese. Giacomo a sua volta fece difficoltà a spiegarle come quella che di fatto era una leggenda tramandata da secoli, da quel giorno in poi sarebbe diventata storia. La metamorfosi della leggenda aiutò Cloe a capire cosa era successo: il suo paese sommerso, il motivo del suo lungo sonno, ma soprattutto il motivo della sua bella pinna. Un pizzico di sconforto però l’assalì quando provò ad intonare la sua bella voce, il suo canto soave era ancora avvolto dal sortilegio scoccato dai romani. Infatti, l’unica cosà che uscì dalla sua bocca fù un’assordante sibilo che frastornò Giacomo e inevitabilmente attirò l’attenzione di tutti gli abitanti di Malamocco intenti nei festeggiamenti paesani.

Quel suono fastidioso rischiava di mettere la piccola Cloe in difficoltà che immediatamente si rituffò nelle acque scure del mar Adriatico in cerca di protezione.

Giacomo ancora non si capacitava come quella favola che l’aveva aiutato fino da piccolo ad addormentarsi fosse realtà. A quel punto, ancora incredulo del sogno che stava vivendo ad occhi aperti, aveva bisogno della prova tangibile, sarebbe tornato a Metamauco accompagnato da una splendida Sirena, dal canto un po’ stonato.

La sua vera missione però sarebbe stata un’altra: avrebbe aiutato in tutti i modi la piccola Cloe a riavere la sua bella voce. Così i due si diedero appuntamento per il giorno seguente.

 

Giacomo era già in piedi di buon'ora, mentre Piero reduce dai festeggiamenti si trascinava a fatica dopo essere stato bruscamente buttato giù dal letto dal fratello. Appena usciti con il piccolo peschereccio dal porto, Giacomo raccontò a Piero l’incredibile incontro della sera prima. Piero stentò a crederci fino a quando Cloe non spuntò fuori dall’acqua agitando festosa la sua manina in cenno di saluto. Con circa 20 minuti di navigazione in scia alla piccola Cloe, i 3 arrivarono nel punto dove evidentemente si trovava sommersa Metamauco. Nel mentre Piero stava calando l’ancora, Giacomo era già pronto a tuffarsi con la maschera indossata. Il fondale era però così profondo che l’ancora della piccola imbarcazione non bastava nemmeno per sfiorarlo, Giacomo non sarebbe quindi mai riuscito ad arrivarci in apnea.

Cloe guardava dal basso la discesa del nuovo amico, ma la pressione crescente nella profondità non permise a Giacomo di arrivare nemmeno a metà del suo percorso. Ritornati in superficie e saliti in barca, Giacomo e Cloe, sotto lo sguardo incredulo di Piero, si persero in un lungo abbraccio di conforto sicuri di non voler desistere alla prima difficoltà.

Con il passare dei giorni la ricerca di Metamauco si faceva sempre più difficile, quel fortunoso ritrovamento era stato merito dell'eccezionale bassa marea. Fin quando non si fossero ripresentate quelle straordinarie circostanze Giacomo non sarebbe mai riuscito a tornarci. I ripetuti tentativi però ebbero l'effetto di rendere l'amicizia tra Cloe e Giacomo sempre più forte, al punto che Giacomo quasi non era più interessato al ritrovamento di Metamauco.

Era giusto che quel porto leggendario rimanesse avvolto dal mistero, così da alimentare la fantasia di tutti coloro che ascoltavano la sua storia.

Ora Giacomo doveva destinare tutte le sue forze ad aiutare Cloe nel riavere la sua voce e le sue sembianze umane. La piccola aveva pagato a caro prezzo la crudeltà degli uomini, ma per sua fortuna i tempi e soprattutto gli uomini erano cambiati. Gradatamente la piccola Sirena riuscì ad integrarsi nella comunità della Laguna nonostante la sua diversità. Cloe divenne così una cittadina di Malamocco, ma le sue qualità che l'avevano resa il motivo di splendore dell'antica Metamauco non si erano disperse con i secoli: la sua generosità e allegria conquistarono il vicino Lido, poi la splendida Venezia e quindi tutta la Laguna.

Tutti conoscevano Cloe: la bella Sirena dal canto un po' stonato.

Un patto si era dunque sancito: I fratelli Bottasso e tutta la comunità lagunare avrebbero aiutato Cloe, lei da quel suo punto di osservazione privilegiato, avrebbe aiutato tutta la popolazione della Laguna avvertendoli con il suo canto stonato dei pericoli provenienti dal mare. Tra tutti, le repentine variazioni di marea che rischiavano di sommergere nuovamente l'amata terra. Cloe non avrebbe più permesso che quanto accaduto a Metamauco si sarebbe più potuto ripetere, specie a quella nuova e bellissima città costruita nel cuore della palude del Rivo Alto: Venezia.

 

Quell'insolita pinna e quel canto stonato non sarebbero stati più difetti da nascondere, ma anzi pregi, validi e utili strumenti a beneficio di chi non gira le spalle alla generosità.

 

Ancora oggi Cloe si aggira per le fondamenta, i rii e i canali di Venezia e della Laguna pronta ad allertare con il suo canto stonato gli abitanti della Laguna.

Si dice che il suo compito continui a farlo con la spensieratezza, la gioia e l'altruismo di sempre in attesa che arrivi il vero amore, il più potente antidoto, capace con un bacio di sciogliere definitivamente l'incantesimo che tutt'oggi l'avvolge.

 

 

 

   

 

 

 

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